di Rossella Di Palma (DVM – CVA) Scuola di Specializzazione in Sanità Animale, Allevamento e Produzioni Zootecniche

Prima di mettermi a scrivere, ho chiesto ai colleghi se qualcuno di loro avesse già trattato l’argomento, ovvero ci fosse già qualcosa di scritto, pronto per essere condiviso. Purtroppo, sono arrivate solo risposte negative, accompagnate dal racconto di episodi simili a quelli vissuti da me: un ulteriore incoraggiamento ad aprire questo brutto vaso di Pandora.
Quello che succede, ma lo sapevamo già, è che la nutrizione è la Cenerentola della medicina veterinaria: lo dimostra il fatto che le diete per animali non patologici (come se il confine tra fisiologico e patologico non fosse labile) possono essere formulate anche da parte da non veterinari. Ma non solo, gli stessi colleghi “generici” banalizzano tutto ciò che è nutrizione consigliando alimenti al volo sulla scorta dei materiali prodotti dalle mangimistiche, anziché rifarsi a competenze acquisite nel tempo. Anche l’anamnesi nutrizionale è una sconosciuta, come se la nutrizione fosse la cornice della salute, e non la sua colonna portante.
Questo andazzo spinge molti proprietari a non comprendere quale sia il ruolo del veterinario che si occupa di nutrizione, quale sia il suo percorso formativo e quale siano il valore etico, scientifico ed economico di una consulenza nutrizionale. Non mi sentirete mai dire “Boh prenda questo”: ogni indicazione dietetica, sia essa la formulazione di una dieta, l’aggiunta di integrazioni funzionali, o la prescrizione di un mangime per un patologico, è il risultato di uno studio.
Si studiano il paziente e il proprietario e li si associa al retroterra di conoscenze nutrizionali frutto di anni di studio. Fornire indicazioni corrette richiede tempo e richiede competenze: il tempo e le competenze hanno un costo. Una domestica ha una tariffa oraria media di 10 euro (+ iva); un giardiniere 20 (+ iva) e un educatore cinofilo, tanto per rimanere in tema, 30 (+ iva), sapete spiegarmi perché il veterinario dovrebbe essere gratis? Mi permetto inoltre di aggiungere che il percorso formativo di un veterinario non è paragonabile, per costi e durata, con quello della maggior parte delle professioni. Noi non iniziamo a lavorare dopo la scuola dell’obbligo, né dopo il liceo: affrontiamo la facoltà che ha più esami di tutte le altre e affrontiamo un esame di stato, altri studi e altri corsi dopo la laurea. Mentre i nostri coetanei lavorano, noi pesiamo sulle famiglie e fatichiamo a studiare e a lavorare a causa della mole di studio che ci impone la nostra facoltà. Da laureati e abilitati sosteniamo tutte le spese tipiche della maggior parte delle libere professioni e affrontiamo corsi post-laurea che ci portano a rimanere aggiornati e a specializzarci. Oggi, per esempio, ho passato il pomeriggio a studiare alimentazione e salute nella bovina da latte: anche questo fa parte del mio percorso formativo, che sto pagando profumatamente. Chi mi conosce sa anche che spesso, a pranzo, o durante la prima colazione, mi sfamo guardando webinar di gastroenterologia dei piccoli animali, li guardo e li riguardo, per apprendere: non credo di essere un’eccezione.
Un nutrizionista non è in alcun modo inferiore a un ortopedico, a un oncologo, o a un chirurgo: perché dovrebbe costare meno, o non costare niente? Lo scorso anno ho chiesto un consulto chirurgico (visita e colloquio) per un mio cucciolo: il collega mi ha chiesto 80 euro che gli sono stati prontamente corrisposti. Perché il consulto nutrizionale dovrebbe essere gratuito? E, soprattutto, perché le moderne tecnologie comunicative, che permettono di lavorare e fare consulenze a distanza, inducono a pensare che l’interazione online con il veterinario debba avere carattere di gratuità?
Il tempo è tempo, il sapere è sapere e il veterinario, quale che sia il suo campo di azione, ha diritto a una retribuzione equa, che è anche sinonimo di rispetto. Il veterinario, per giunta, per restare in vita e fornire assistenza alla sua clientela deve anche essere in grado di soddisfare i suoi fabbisogni primari: acqua, cibo e un tetto sulla testa, che come ben sapete hanno un costo.
Poi… anche i veterinari hanno diritto a dei sogni e, perché no, anche a sognare il superfluo: forse non è vero che un pony non lo voglio più.


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